Anita – racconta la mamma Elena – ha 19 anni, è nata il 27 ottobre del 2003; è l’ultima di 4 fratelli, l’unica femmina super coccolata già da piccina. A due anni ha iniziato l’attività motoria in acqua con il Tecnico Nazionale del nuoto di Special Olympics, Lucia Zulberti, che è tuttora la sua allenatrice ed un suo grande punto di riferimento: “Se lo dice Lucia è così…punto”.
L’amore per il nuoto
Anita ha fatto la sua prima gara di nuoto a Lecco quando aveva 7 anni, per lei la piscina ha sempre avuto un ruolo di primo piano, rappresenta un impegno ma anche l’opportunità di accrescere la sua autostima: al mare si vantava che lei sapeva nuotare e si esibiva mostrando i diversi stili: ”guarda”, diceva agli altri bambini che erano in spiaggia con lei esibendosi nello stile libero, nel dorso o nella rana e lasciando anche i loro genitori stupiti del fatto che una bambina con la sindrome di Down così piccola sapesse nuotare.
Le prime difficoltà
Se la prima infanzia è stata tranquilla e ricca di scoperte purtroppo tra la terza e la quarta elementare Anita ha attraversato un periodo molto brutto e faticoso, un periodo che l’ha portata ad allontanarsi da tutto, persino a rifiutare la piscina. In quel periodo l’unica cosa che la faceva star bene era il cavallo, passavamo – ricorda la mamma – interi pomeriggi al maneggio, montava due volte la settimana, ma ci andavamo quasi ogni giorno perché Anita puliva i poni, li spazzolava.
Il coraggio di ripartire
Poi, all’inizio della seconda media la svolta, dice che vuole tornare a nuotare ma non vuole prendere parte alla competizioni. Ricomincia gli allenamenti e poi a Febbraio comunica a Lucia che vuole riprendere anche le gare, e così si riparte. A Biella fa la sua prima esperienza con i Giochi Nazionali Estivi di Special Olympics. Io lavoravo – ricorda Elena – eravamo un po’ preoccupati, Lucia ci rassicura e così a 13 anni, per la prima volta nella sua vita, resta da sola con la squadra per 5 giorni che a me sembrano interminabili.
Una continua crescita
Per Anita è un momento di grande crescita, torna molto carica, con una consapevolezza di se stessa tutta nuova, consapevolezza delle sue capacità ma anche dei suoi limiti. Dopo Biella gli allenamenti, le gare, la piscina il nuoto per Anita prendono un significato diverso, in questo mondo lei è protagonista non ha bisogno di farsi spazio, non è diversa è consapevole delle sue capacità: come dire anch’io posso fare tante cose. L’anno dopo partecipa ai Giochi Nazionali di Montecatini con molta gioia, ha acquisito un buon grado di autonomia e alle normali raccomandazioni risponde: “Santo cielo non ho tre anni”.
Oltre lo sport
Al ritorno l’aspetta l’esame di terza media: esordisce presentandosi come Atleta Special Olympics e lascia i suoi professori in lacrime recitando il giuramento dell’atleta: “Che io possa vincere, ma se non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze”. Aggiungendo: “Io a Montecatini sono arrivata quarta, ma sono felice comunque perché ci ho messo tutta me stessa”.
In autunno riprende la scuola, Istituto professionale per la ristorazione, prima superiore ed io – ricorda Elena – con l’angoscia perché Anita non conosceva nessuno. Lei ormai sicurissima di se: “Fa niente mamma, domani li conosco tutti” e ancora una volta mi spiazza.
Una nuova sfida
Ricominciano gli allenamenti e le gare, Anita ha la competizione dentro, forse più con se stessa con i suoi limiti per cercare di migliorarsi sempre, e non vuole mai mollare. Poi un giorno Lucia ci propone di provare l’Open Water, il nuoto in acque aperte, resto un attimo perplessa mi sembra un salto molto alto, ma Lucia conosce Anita da 14 anni e ritiene che sia pronta quindi decidiamo di accettare questa nuova sfida. Via, si parte con il Team Special Olympics “Corona Ferrea” di Monza, per questa avventura, con le trasferte, gli alberghi esperienze tutte nuove: Albissola, Pineto il Naviglio e poi Cesenatico in questo villaggio dello sport, la camerata, la mensa..insomma un’esperienza bellissima ed un altro momento di grande crescita.
Special Olympics
Anita è contentissima ottiene buoni risultati, vince è gasatissima, ma al di là del risultato il mondo dello sport, il mondo di Special Olympics sono stati molto importanti nella sua crescita.
Ha imparato a gestire i tempi d’attesa, ha imparato la disciplina e la pazienza nell’aspettare il proprio turno. Ha imparato ad affrontare gli ostacoli, prima davanti ad ogni nuova proposta la risposta era:“No”, adesso la risposta è: “Ok, ci provo”. Ha imparato che, come dice lei: “Essere Down è faticoso ma posso farcela”. Col suo modo di fare e di essere vuol fare capire a tutti che se può nuotare per 2000 metri chissà quante altre cose può fare. Una volta qualcuno le ha detto che l’importante è partecipare, la sua risposta? “Si grazie e allora io cosa mi alleno a fare?” La sua determinazione è incredibile.