Leonardo Vellucci

Nel passaggio che filtra in mezzo una foresta di gambe, nel gesto che apre una possibilità di gioco, nel sorridere a prescindere dal risultato, nel ricominciare sempre dopo ogni inciampo. È il ruolo di un Atleta partner che s’infila un paio di scarpini pensando di dare una mano agli altri e scopre invece la ricchezza dello scambio che capita in ogni allenamento.

Leonardo Vellucci lo sa che ci vuole poco per trovare il tesoro di giocare insieme e per capire che qua non si perde mai. O si vince o s’impara.

Ventotto anni, venti dei quali passati sui campi da calcio, il reatino Leonardo Vellucci nel giugno prossimo sarà uno degli Atleti partner della squadra azzurra di calcio a 5 unificato ai Giochi Mondiali Special Olympics. Sei anni di sport inclusivo alle spalle, per divertire e divertirsi con i compagni del Real Rieti e dell’Fd 18 Rietinclude poi.

“Devo dire grazie al mio compagno di scuola e di squadra Damiano se ho avuto questa opportunità – ricorda – frequentavamo insieme l’Istituto d’Arte, c’era un bel rapporto tra noi due e sua madre mi ha proposto di seguirlo anche in campo. Era il 2016 ed in un solo momento ho capito che in quel parquet dove ci trovavamo ogni lunedì e giovedì si poteva trovare tutto quello per me era bello e familiare: lo sport, l’amicizia, l’andare oltre i propri limiti, l’essere protagonista dei progressi degli altri. Credo sia questa la mia zona di comfort. Così che ho voluto prendere al volo ogni opportunità offerta da Special Olympics: tre giochi nazionali, un Play the Games, l’evento di Beach Soccer di Cesenatico, i corsi da coach for inclusion di primo e secondo livello. Adesso anche questo premio della convocazione mondiale insieme al mio amico e compagno di squadra Antonello Carnassale”.

Cosa significa mettere la maglia azzurra con lui?

“Siamo cresciuti uno affianco all’altro, nel nostro paese, a Rocca Sinibalda. Ci siamo aiutati in modi diversi. Passiamo sere davanti a una tazza di latte al cioccolato a parlare di calcio e se una serie televisiva ci prende la facciamo fuori tutta in una notte. Sono cose che ho sempre preferito anche all’andare in giro per locali, il sabato sera. Ci sono stati momenti in cui Antonello è stato per me come un padre. È un rapporto di grande reciprocità. Andare con lui in Germania sarà la conferma che insieme si può fare tutto, nella vita. È come se io fossi il passaggio e lui il tiro. Ora devo solo vincere la paura per salire su quell’aereo, che devo ammetterlo: non ho mai voluto volare”.

Leonardo è un buono dai piedi buoni che oltre al ruolo di partner vive anche quello di tecnico. Prepara gli esercizi e le situazioni di gioco, eppure capita un sacco di volte che il pallone rimbalzi per puro caso sullo stinco di un Atleta che vaga per il campo e diventi un colpo perfetto, disegni una bella traiettoria. Bastano queste piccole cose per rendersi conto che starsi accanto in un prato è già la vittoria più bella di tutte. E nell’esperienza vissuta in Special Olympics Leo ha trovato ispirazione.

“È come se mi avesse guidato verso quello che era giusto per me – conferma il centrocampista reatino – perché dopo la maturità non è che avessi le idee così chiare. Mi occupavo di grafica e multimedia perché mi divertivano, ma in realtà alla fine ho voluto frequentare un corso per ottenere la qualifica di educatore ed oggi lavoro in una casa famiglia dove posso mettere in pratica i principi che ho sempre vissuto in Special Olympics e prima ancora accanto a tutti i miei amici speciali che ho incontrato nel mio percorso scolastico e di vita”.

A proposito di vita, ce n’è una in arrivo, in casa Vellucci. “È pronto un bel fiocco rosa – annuncia Leonardo – io e la mia compagna Giorgia non vediamo l’ora di conoscere Giulia e tutto quel bellissimo stravolgimento che porterà nei nostri giorni”.

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