Ivan nasce a Vigevano il 22/10/1999. Ha uno spiccato interesse per il computer, per i videogiochi e per la sua amata Inter, appena possiamo andiamo allo stadio a seguirla da vicino.
L’inizio
Dopo una gestazione abbastanza difficoltosa subito si palesano le prime difficoltà: una grossa crisi respiratoria crea subito molta preoccupazione, i primi giorni a casa si notano già i problemi: il bambino si alimenta con difficoltà ed è molto poco vitale.
I primi attimi dalla diagnosi sono stati molto difficili, è subentrato fra noi genitori un sentimento di colpa, ci ritenevamo responsabili delle grosse difficoltà di sviluppo di nostro figlio. Adesso, dopo anni, questo sentimento si è di molto affievolito e credo che avere un figlio con disabilità ci ha resi molto più impermeabili alle difficoltà della vita perché altri genitori, molto più fortunati di noi, non sanno quali siano i veri problemi esistenziali, o per lo meno li conoscono solo in parte.
Dopo innumerevoli ricoveri in molti ospedali lombardi attorno ai diciotto mesi ci viene diagnosticata la sindrome di Kabuki a noi completamente ignota, non si sa che sviluppi avrà, nessuno è in grado di dire se Ivan potrà mai parlare e addirittura camminare. Quando invece contrariamente alle aspettative ha cominciato a parlare e a camminare sono stati forse fra i momenti più emozionanti della nostra vita!
La scuola, il bullismo e il cambio di direzione
Durante il suo percorso scolastico purtroppo Ivan è stato oggetto di episodi di bullismo che a quell’età non si riescono a scongiurare. Ciò ha portato al rifiuto di continuare il percorso scolastico intrapreso. Ha quindi cominciato a frequentare un centro per la formazione dell’autonomia che prosegue con piacere ancora oggi.
Lo sport che fa crescere
Nel 2014 conosciamo Special Olympics tramite una persona che si occupava di equitazione per persone con disabilità.
Nel 2017 entra a far parte della bellissima associazione I Quadrifogli di Vigevano, una vera famiglia. Si cimenta in molti sport: bowling, atletica, calcio, tennistavolo e corsa con le racchette da neve.
Sono cominciate le prime trasferte e con esse l’eterno dubbio se fosse in grado di affrontarle da solo…ma Il dubbio è stato fugato molto in fretta, frequentare la grande famiglia di Special Olympics ha consentito ad Ivan di aumentare molto la sua autonomia e la sua autostima, anche oltre il momento sportivo, nella vita quotidiana.
Il dover rispettare le regole che ogni sport prevede, gli ha permesso di capire che anche nella quotidianità ci sono regole che vanno rispettate da tutti indistintamente.
Le prime sconfitte erano vissute molto male da Ivan ma, con calma, insieme agli istruttori facenti parte della famiglia di Special, è riuscito a capire i veri fondamenti dello sport: il rispetto dell’avversario quando si vince ma, soprattutto, riconoscere le capacità dell’avversario nella sconfitta se si è gareggiato con tutte le proprie forze!
Il sogno Mondiale
Da molto tempo avevamo capito che il grande sogno di Ivan era di partecipare ad un evento mondiale ma la convocazione per Torino 2025 è arrivata del tutto inaspettata.
Il momento della lettura della lettera di convocazione rimarrà impresso nella memoria di noi genitori come uno dei momenti più emozionanti della nostra vita, ci ha resi, ancora una volta, tanto orgogliosi di lui.Ivan, al momento della lettura, ha tentato di rimanere impassibile ma si vedeva che dentro di lui era travolto da un fiume in piena di emozioni, non lo scorderemo mai.
Mancano circa otto mesi a Torino 2025 ma, da adesso, il suo pensiero è concentrato sul suo grande sogno che si avvererà. Lasciateci finire con un piccolo peccato di vanità: possiamo dire al mondo senza timore di smentita che nostro figlio difenderà con orgoglio i colori della propria nazione in un evento mondiale!
Grazie Special Olympics
Grazie Quadrifogli
Con gratitudine
Un papà
Nevio Belloni